No, forse non era un Red Cap. Ma Chiyo no poté fare a meno di trasalire quando la creatura ammantata di rosso si scosse per lo spavento. Poi la strega scorse, al posto del volto orribile che si aspettava di vedere, il viso fine di una ragazza. Aveva un'aria spaesata, ancora un po' impaurita...la pelle bianca la faceva sembrare fragile, accentuando la sua esilità.
Chiyo la osservò alzarsi a fatica, aggrappata a un alberello, pietrificata.
Quel volto...
In quel gesto, in quel suo cercare di rimettersi in piedi la strega vide un'altra creatura cercare di rialzarsi da terra, con la stessa debolezza, la stessa grazia innata; ma erano tempi diversi, e luoghi diversi. Era stato solo un flashback...no?
Dannate memorie che spuntano sempre in modo inaspettato! La strega si accorse di tremare leggermente. Forse non era solo un flashback, era un'intuizione? E se....
No...Non è possibile...La creatura si scosse vita dalla testa le briciole delle foglie, facendo ondeggiare i lunghi capelli neri come la pece.
Quei capelli...
Chiyo strinse i pugni. C'era qualcosa tuttavia in quel viso che le ricordava
lei... i capelli non erano le stesse morbide, setose piume di corvo, anche se l'ultima volta che Chiyo li aveva visti erano molto più scompigliati? Le mani diafane, seppur tremanti, stringevano l'alberello con forza, neanche volesse strozzarlo; c'era in quel gesto un inconscio sfogo della vecchia malvagità che pervadeva la Colomba Nera, malvagità di cui ora non si trovava traccia nell'espressione della creatura?
Eppure c'erano delle differenze. Gli occhi non erano gli spilli d'argento che avevano comunicato l'anima alla strega durante il loro ultimo incontro; i capelli, per quanto simili, non erano così lunghi.
No. Non è possibile. si disse ancora, stavolta più decisa. Non poteva essere lei.
E' morta! E' morta davanti ai miei occhi, è esplosa! Come si può tornare in vita dopo questo?!Strinse i denti, frustrata.
Cos'era?
Cos'era quella allora? Una semplice sconosciuta? Ma allora perché era così simile all'Alba dei suoi ricordi? Era quindi una visione? Ma allora perché quelle sottili differenze che la facevano dubitare?
Cos'era?
Cos'è?Rabbia.
No, quella non poteva essere la Reatha esplosa un anno prima, in quella cripta! Quella creatura, era un insulto, era un prendersi gioco dei suoi dolorosi ricordi e della defunta Alba. Come si permetteva?
Finalmente volse gli occhi (
Castani, non argentei! Castani!) verso di lei, e la fece ripiombare in mille dubbi, lasciandola sospesa tra speranza e disillusione, come una funambola che cammina sopra il baratro. Perché quegli occhi, benché di colore diverso, le rivolsero uno sguardo curioso e confuso, come quello che l'Owl le aveva lanciato quando l'aveva vista entrare in quella cripta.
La ragazza chiuse gli occhi, come se stesse cercando di ricordare qualcosa.
La strega avrebbe voluto urlare. Non poteva essere lei! O sì? La rabbia cancellava i dubbi con una frustata, ma i ricordi tornavano a depositarsi pigri e sinuosi come la nebbia davanti ai suoi occhi, e lei tornava a chiedersi se fosse tutto solo uno scherzo della notte del Solstizio, o se dietro quella bruma bianco latte ci fosse davvero la Reatha che aveva visto morire, con il sorriso sulle labbra. Osservava ancora la ragazza che aveva davanti, lì, ferma, con gli occhi chiusi, e la riprendeva la rabbia.
In qualche modo, si sentiva irritata da questo atteggiamento. Perché si comportava come se cercasse di ricordare qualcosa, come per colpa di un'amnesia? Lei sapeva quanto potessero essere dolorose le memorie, lei, che ci lottava ogni giorno da più di ottant'anni! Ricordare, a volte, era doloroso quanto non avere alcun ricordo.
La ragazza riaprì gli occhi, e sembrò ancora più spaesata di prima. Ancora, lo sguardo che le rivolse ebbe l'effetto di frastornarla, al punto che la strega barcollò.
Quello sguardo...
Chi sei? CHI SEI?! avrebbe voluto ripetere urlando la strega, senza alcuna pietà stavolta.
mormorò la creatura, la voce insicura, come un uccellino appena uscito dal nido. Chissà perché, Chiyo fu scossa da un brivido. Voleva sapere CHI fosse quella ragazza, ma allo stesso tempo aveva paura della risposta. Intuiva già cosa avrebbe detto, ma non voleva ascoltarlo.
Adesso stava per urlare sul serio. Stava per lanciarsi su di lei, gridando a squarciagola con tutta la sua rabbia "Bugiarda! Lei è morta! Tu non sei lei!", voleva graffiarla, picchiarla fino a gettarla a terra, e quando sarebbe stata riversa sull'erba avrebbe continuato a picchiarla finché quella visione terribile non fosse sparita.
Invece rimase ferma sul posto, l'unico movimento visibile era il tremore di tutto il suo corpo. Tremava come se avesse un freddo tremendo, o come se si stesse per spezzare da un momento all'altro. La fissava con gli occhi spalancati, la fronte aggrottata, ed era impallidita, come se in effetti si trovasse di fronte a un fantasma.
Di tutta la rabbia, gli insulti, il dolore che voleva gridare non uscì che una sola sillaba, lasciata sospesa sulla nebbia bianca:
-Tu...!-La nebbia che le avvolgeva non faceva scorgere null'altro, e pervadeva la foresta di silenzio, rotto solamente da quell'unica parola.