Pioveva su Galway, ma una musica nuova si unì al rumore delle gocce di pioggia. Era una voce di donna che cantava, ma non cantava e basta, no, lei no. La sua voce morbida si fondeva con il mormorio dell'acqua, creando una sinfonia ancestrale, mai sentita, ma che allo stesso tempo sapeva di ricordi.
Era come se la pioggia avesse trovato una voce per esprimersi e ora stesse cantando. In quel parco, circondata da foglie dai vividi colori ed alberi odorosi, a Siorai parve di essere entrata in un'altra dimensione, forse persino a Tir Nan Og.
Ma il cielo di Galway ormai lo conosceva bene, sapeva di non essersi spostata, né di essersi persa in un sogno.
E poi...come non ricordare quella canzone?
Quando ricordò, la sua rabbia si fece più feroce e il suo dolore più dilaniante.
Pioggia crudele, pioggia infida! Perché con una così bella voce doveva fare tanto male? Perché, come se già non bastassero le memorie che riaffioravano inevitabili dal suo cuore devastato, ora la pioggia cercava di renderle più concrete? Perché, tra tutte, sentiva la voce di
Lei cantare quella canzone, come aveva spesso fatto per lei in tempi lontani?
-Sen...- mormorò, ma era più un gemito di dolore del suo spirito, che avrebbe voluto urlare. Sen, la sua migliore amica, la sua indipendente amica dai capelli rossi, la ragazza che l'aveva sempre protetta, la ragazza che lei, Siorai, aveva ucciso con le sue stesse mani in una giornata di pioggia.
Che la pioggia avesse raccolto la sua anima? Si sarebbe spiegato perché in quei giorni la strega stesse tanto male, o perché fosse impossibile dimenticare del tutto.
Unforgivable. O unforgetable?Avrebbe voluto fuggire lontano.
Ma quanto lontano avrebbe potuto spingersi? Tanto comunque il passato l'avrebbe raggiunta, come aveva già fatto.
Non importava, avrebbe voluto fuggire a gambe levate, il più lontano possibile.
Ma allora perché i suoi piedi continuavano a camminare in avanti? Perché i suoi passi la conducevano verso la fonte di quella voce? Era un desiderio inesprimibile del suo cuore, vederla viva?
Sapeva che era impossibile. Perché stava quasi correndo?
Fermati, fermati...stupida, idiota, torna indietro!!!La sua mente stava quasi urlando, ma lei non si fermò. Aveva anche abbandonato il sentiero, era giunta davanti a un groviglio di cespugli e rami. Li spostò da una parte con malagrazia, per poter passare, guidata solo dall'istinto, ormai, perché la sua mente nulla poteva contro quel desiderio assurdo.
Per poco non urlò. Ma poi si accorse di essersi sbagliata, e la delusione fu quasi peggio dello spavento.
Perché, effettivamente, di fronte a lei si ergeva, sicura nella pioggia, una ragazza dai capelli rossi, ma non era Sen.
L'attimo dopo la riconobbe, e non poté fare a meno di notare, con ironica amarezza, come le cose siano a volte destinate a ripetersi. Già una volta aveva scambiato quella persona per la sua vecchia amica.
-Dawn.- la chiamò.
Non senpai. Dawn. Non l'aveva mai chiamata con il suo nome. Ma lei in quel momento non era Chiyo. Non era la streghetta che la sirena aveva visto l'ultima volta a New York.
Tante domande affollavano il pensiero di Siorai, accavallandosi sulle memorie della pioggia. Non aveva mai detto a Dawn che sarebbe partita per l'Irlanda, anzi, non le aveva proprio detto nulla, era sparita così, da un giorno all'altro. Dubitava però che la sirena si trovasse lì, in quella città, per seguire lei. C'era qualcuno dietro tutto questo, che manovrava i fili del destino, facendoli incrociare tra loro più volte.
Continuava a piovere, sulle domande senza risposta di Siorai.