» Forbidden Seamair GDR

Nebbia.

« Older   Newer »
  Share  
» Morning*Star
view post Posted on 19/12/2011, 23:19




Non ricordava di aver mai visto la nebbia prima di giungere a Galway, non era presente tra i pochi ricordi che conservava della sua precedente vita.
A occhi sgranati, osservava il nulla attorno a sé. La nebbia l'ammaliava particolarmente, così densa e bianca da poterla stringere tra le mani, eppure quando chiudeva le dita si ritrovava col pugno colmo d'aria. La nebbia l'avvolgeva come una coperta fredda e umida, toccandola, quasi penetrandola ma nonostante ciò non era fastidio la sensazione che provava in quel momento. Nemmeno disagio. Fascinazione, piuttosto. Il bello di non vedere quasi gli alberi che la circondavano, nonostante avesse la certezza della loro presenza, era quasi come camminare con una benda sugli occhi.
Respirò a fondo, finché l'aria umida non le solleticò così tanto i polmoni da farla quasi tossire.
Piccola e sola nella nebbia.
Chiuse gli occhi, e un paio d'ali apparve magicamente alla sua schiena: forti e maestose, affascinanti e abbaglianti, dalle lunghe piume rosse e oro.
Ora il Reatha poteva finalmente vedere davanti a sé: le piume oro, infatti, brillavano di luce propria, fendendo la nebbia circostante e permettendole di intravedere il sentiero che stava seguendo da quasi un'ora.
Non c'era un motivo particolare per cui si trovasse in quei boschi, al crepuscolo, e, nonostante fosse affascinata dalla coltre bianca che la circondava, avrebbe di gran lunga preferito un fuoco caldo e scoppiettante, tuttavia aveva deciso di prendere quel curioso sentiero tutto a zig zag tra i pini secolari e le vecchie querce. Il vestito rosso frusciava ai suoi piedi, lungo e stretto, le fasciava il corpo minuto coprendole anche la punta delle scarpe e sicuramente non agevolandole certo il cammino!
Con tutta la flemma che i suoi gesti potevano possedere, intrecciò le dita nei capelli lunghi e neri, raccogliendoli in una treccia che arrivava fino a metà schiena.
Un fruscio poco lontano da lei. Lo scrocchio di un ramo spezzato da un passo felpato. Si voltò di scatto, il cappuccio cremisi del mantello si impigliò in un ramo durante il movimento. Repentinamente, ritrasse le ali.
Chiunque fosse, non doveva vederla in forma angelica. Era pericoloso, sempre e comunque, soprattutto in quel momento, quando non sapeva di chi potersi fidare e di chi dover diffidare.
Immobile. Cercò di congelarsi quasi nel punto su cui posavano i suoi piedi, sperando che la nebbia le offrisse sufficiente protezione dal probabile nemico.
Ma i passi si facevano sempre più veloci e felpati, quasi di corsa, quasi fossero più di una persona..forse due?
Tre.
Chiuse gli occhi. Percepiva chiaramente il rumore imminente alle spalle.
Due.
Trasse un respiro profondo.
Uno.
Aprì gli occhi voltandosi di scatto, le mani tese in avanti pronta a parare un qualsiasi attacco, la mente concentrata per evocare incantesimi.
D'un tratto si rilassò, sorridendo: che stupida, era solo un innocuo cerbiatto! Vedendola, la creatura si spaventò e invertì rotta, sparendo nel buio.
Alba si rilassò finalmente, notando quanto il suo cuore batteva veloce. Diamine, era l'Astris Sanctum, e si faceva spaventare a morte da un cerbiatto?
Eppure, qualcosa aveva mutato il suo umore, rendendola elettrica e ipersensibile, nervosa e desiderosa di andarsene. Invece, avanzò di qualche passo.
Dolore. Lancinante. Improvviso. Al petto. Si accasciò al suolo, cingendosi in un abbraccio. Un ramo le graffiò il viso, la bisaccia cadde poco lontano da lei, confondendosi nel fogliame.
Respira, respira.
La parte razionale di lei, un minuscolo granello nel suo cervello in panne, stava cercando di dirle che si trattava solo di un attacco di panico, che doveva respirare, per riprendersi.
Eppure, si stava perdendo nella paura, un fagotto rosso immerso nella nebbia più densa.
 
Top
view post Posted on 21/12/2011, 23:42
Avatar

Member

Group:
Streghe & Stregoni
Posts:
728
Location:
~ Sono cittadina del mondo. ~

Status:


Era una sera come tante, una semplice sera d’inverno?
No. Era il solstizio. Era il tempo in cui la natura si svestiva delle foglie autunnali per coprirsi di gelo e brina, in cui giorno e notte avevano la stessa durata; momento in cui la luce cede temporaneamente il passo all’ombra, e lotta in segreto fino a primavera per riprendersi il posto. Equilibrio.
Come poteva starsene chiusa in casa, in una sera come quella, poco prima che calasse il sole? Non aveva impegni, né aveva organizzato riunioni o ritrovi. A che scopo? Erano ancora troppo pochi, loro, Streghe e Stregoni, per poter fare delle feste come si deve. Che ognuno festeggiasse nella maniera che riteneva più appropriata.

Chiyo, per esempio, aveva deciso di ascoltare il suo istinto, e il vento che soffiava per le strade semi buie di Galway. Nel silenzio, la strega udiva risuonare una melodia giocosa, forse beffarda, e seguendola si trovò a camminare in strade sempre più strette, sempre più vuote, sempre più impervie e buie. C’era qualcosa che la stava chiamando, la stava invitando chiaramente a lasciarsi alle spalle la città per inerpicarsi sulle Maumturk Mountains, per trovare…cosa? Non lo sapeva, ma si fidava. Se una strega sente una chiamata di questo genere, non esita, perché sa che è il suo istinto di creatura magica, o il destino inevitabile, o un’occasione irripetibile da non perdere. Chiyo non sapeva ancora quale delle tre sarebbe stata. Forse tutte.
La melodia che sussurrava il vento ora era cambiata, era più dolce, bassa, come un mormorio, come una madre che canta la ninna nanna al bambino; la nebbia era l’abbraccio e la montagna il figlioletto. Nella foresta fitta ogni albero sembrava celare un segreto antico, impreziosito dagli ultimi raggi del crepuscolo rosso. Bisbigliava, con il frusciare delle foglie, con il gesticolare dei rami, per farla avvicinare, ed era come il canto delle sirene per un’Occulta: prometteva di svelare misteri reconditi e profondi quanto la montagna stessa. Affascinata, Siorai si inoltrava sempre più addentro la foresta nebulosa, incurante del buio ormai prossimo e del pericolo che può correre una creatura da sola nel bosco. D’altronde, quella era la notte del Solstizio; qualcosa di magico doveva avvenire per forza. E lei, lei lo avrebbe osservato, per saziare la sua curiosità, e quella strana sensazione di nostalgia che la pervadeva da quando aveva ascoltato la chiamata nel vento… Nostalgia, ispirazione, rimpianto? Gioia, meraviglia? Era una mescolanza di sentimenti ben strana.

Il vento improvvisamente cessò di soffiare, e Siorai tornò a se stessa, ad un tratto del tutto consapevole di trovarsi nel mezzo di una foresta, al buio, immersa nella nebbia bianco latte. Si rese conto di quanto fosse stanca e sudata, di quanto avesse camminato, per ore, di quanto comunque facesse freddo a starsene lì ferma. Se avessero potuto parlare, forse ora gli alberi avrebbero riso, perché l’avevano attirata dove volevano; eppure, nonostante il timore, la strega sapeva di non essere giunta fin lì per nulla, anche se in qualche modo si sentì, ancora una volta, una marionetta nelle mani del Destino. Questa cosa l’angosciava, ma ne rafforzava la determinazione. Non era più la sprovveduta dei tempi di New York; in quel momento, sapeva perfettamente chi era e quale fosse il suo compito. Solo, sapeva anche quanto fosse immane, e come non ce l’avrebbe mai fatta da sola. Un flashback, come al solito, le attraversò la memoria alla velocità di un lampo: la Reatha Alba inghiottita dal buio, sorridente mentre esplodeva…
La stella senza cielo è poi esplosa per davvero., si disse, prima di venire di nuovo sommersa da quello strano miscuglio di sentimenti.
Qualcosa, là, dentro la nebbia, la stava ancora chiamando.
Si spostò, ignorando i brividi di freddo. Il gelo cercava di paralizzarla, ma la cosa che la chiamava era più forte, come la luce di un fuoco che scioglie il ghiaccio. Dosò i passi con attenzione, l’unico chiarore era la luce soffusa della luna appena sorta, filtrata da quella fitta nebbia, e il terreno era disseminato di sassi e radici pronte a farla inciampare. Nel silenzio assoluto, ora era solo lei a fare rumore, per quanto piccolo. Uno scherzo del vento che aveva cantato finora, senza permetterle di udire altro.
Procedeva a tentoni, le mani tese avanti. Si appoggiò a un tronco, accarezzandone la corteccia ruvida e assaporando l’odore di muschio. Era lì dietro, dietro quella quercia, lo sapeva. Si fece coraggio e avanzò.

Nel muro di nebbia inizialmente non vide nulla. Poi le nuvole bianche si diradarono per lei e ai suoi occhi apparve un fagotto rosso, abbandonato nel mezzo della radura.
Un fagotto tremante.
Siorai sobbalzò. Quella cosa era viva! Cos’era? Un essere umano? Un demone? Un folletto dei boschi, o un mostro? Contro la sua ferrea decisione di rimanere lucida, la sua immaginazione le propose la figura di un Red Cap pronto a sgozzarla per tingere di rosso sangue il suo cappuccio, e non poté evitare alla sua voce di tremare quando parlò.
-Chi sei?!-
 
Top
» Morning*Star
view post Posted on 30/12/2011, 19:08




Alba respirava affannosamente, accovacciata sul suolo duro ricoperto di foglie in posizione fetale. Le ale si erano ritratte nella caduta, facendo tornare il bosco nella più totale oscurità.
Chiuse gli occhi per concentrarsi.
Respirare, doveva r e s p i r a r e. Perché un'azione così banale le risultava tanto ardua? Inspira ed espira. Semplice. Le mani serrate a pugno accanto al viso, cercò di concentrarsi.
Il bosco accanto a lei scomparve come per magia. Ora Alba si trovava nel nero più totale. Eppure, sapeva di conoscere quel luogo remoto dei suoi pensieri, una parte di lei sapeva perfettamente di trovarsi a casa. C'era qualcosa di estremamente rassicurante e familiare nel nero che la circondava senza concedere riposo agli occhi.
Lentamente, il respiro tornò a farsi sempre più regolare, fino a quando la Fenice non si tranquillizzò del tutto.
Che sciocca, l'Astris Sanctum che si fa prendere da uno stupido attacco di panico! Che vergogna, che avrebbero detto i suoi adepti? Come poteva pensare di proteggere e guidare il suo popolo, se si mostrava così debole ai loro occhi?
Non osava tornare a vedere, per paura che, una volta riaperti gli occhi, gli attacchi di panico l'avrebbero nuovamente sopraffatta.
Era talmente concentrata su se stessa che non sentì i passi dell'Arcistrega che si stava avvicinando al suo corpo, finché non ne udì la voce.
Si scosse, spaventata e spalancò gli occhi. La voce sembrava appartenere a un essere potenzialmente non pericoloso, ma di quei tempi non si poteva mai sapere!
Velocemente, ancora vagamente scossa e spaventata, si mise a sedere per terra, quindi, aggrappandosi a un gracile alberello, si rialzò in posizione eretta. Scosse la testa per cacciare ogni foglia e granello di terra dai suoi bei capelli nero lucido.
Le mani tremanti, si rassettò il cappotto in fretta e furia, per darsi velocemente un contegno. La borsa giaceva ancora qualche passo lontano da lei.
Solo dopo aver riacquistato un aspetto presentabile, si soffermò a osservare chi l'aveva risvegliata.
Una bambina? Si rilassò. Solo una bambina. Solo un cerbiatto, solo una bambina. Non si preoccupò di chiedersi per quale motivo una ragazzina andasse a spasso di sera in un bosco abbandonato perso nella nebbia, ma si chiese altresì chi fosse.
C'era qualcosa di familiare in lei. Come se l'avesse già incontrata e conosciuta. Un dejà-vu.
Chiuse gli occhi per qualche secondo. In un flash rivide gli occhi della ragazza: un paio d'occhi lucidi, colmi di lacrime,impauriti, spaventati, persi. E poi vide la sua mano tendersi verso di lei, sporca, piccola, esile e gracile, apparentemente impotente.
Così com'era apparsa, la visione se ne andò, lasciando Alba terribilmente interdetta. Ora era certa di aver già incontrato l'Arcistrega ma ancora non riusciva a capire quando, dove e perché. Forse lei ricordava?
La osservò ancora prima di parlare, poi si rassegnò ai suoi ricordi tranciati a metà. Era così frustante non ricordare mai nulla.
Io..io
La voce le tremò in gola.
Io sono Alba.
Non seppe nemmeno perché lo disse, eppure queste furono le parole che pronunciò.
 
Top
view post Posted on 5/1/2012, 22:38
Avatar

Member

Group:
Streghe & Stregoni
Posts:
728
Location:
~ Sono cittadina del mondo. ~

Status:


No, forse non era un Red Cap. Ma Chiyo no poté fare a meno di trasalire quando la creatura ammantata di rosso si scosse per lo spavento. Poi la strega scorse, al posto del volto orribile che si aspettava di vedere, il viso fine di una ragazza. Aveva un'aria spaesata, ancora un po' impaurita...la pelle bianca la faceva sembrare fragile, accentuando la sua esilità.
Chiyo la osservò alzarsi a fatica, aggrappata a un alberello, pietrificata.
Quel volto...
In quel gesto, in quel suo cercare di rimettersi in piedi la strega vide un'altra creatura cercare di rialzarsi da terra, con la stessa debolezza, la stessa grazia innata; ma erano tempi diversi, e luoghi diversi. Era stato solo un flashback...no?
Dannate memorie che spuntano sempre in modo inaspettato! La strega si accorse di tremare leggermente. Forse non era solo un flashback, era un'intuizione? E se....
No...Non è possibile...
La creatura si scosse vita dalla testa le briciole delle foglie, facendo ondeggiare i lunghi capelli neri come la pece.
Quei capelli...
Chiyo strinse i pugni. C'era qualcosa tuttavia in quel viso che le ricordava lei... i capelli non erano le stesse morbide, setose piume di corvo, anche se l'ultima volta che Chiyo li aveva visti erano molto più scompigliati? Le mani diafane, seppur tremanti, stringevano l'alberello con forza, neanche volesse strozzarlo; c'era in quel gesto un inconscio sfogo della vecchia malvagità che pervadeva la Colomba Nera, malvagità di cui ora non si trovava traccia nell'espressione della creatura?
Eppure c'erano delle differenze. Gli occhi non erano gli spilli d'argento che avevano comunicato l'anima alla strega durante il loro ultimo incontro; i capelli, per quanto simili, non erano così lunghi.
No. Non è possibile. si disse ancora, stavolta più decisa. Non poteva essere lei.
E' morta! E' morta davanti ai miei occhi, è esplosa! Come si può tornare in vita dopo questo?!
Strinse i denti, frustrata.
Cos'era?
Cos'era quella allora? Una semplice sconosciuta? Ma allora perché era così simile all'Alba dei suoi ricordi? Era quindi una visione? Ma allora perché quelle sottili differenze che la facevano dubitare?
Cos'era?
Cos'è?
Rabbia.
No, quella non poteva essere la Reatha esplosa un anno prima, in quella cripta! Quella creatura, era un insulto, era un prendersi gioco dei suoi dolorosi ricordi e della defunta Alba. Come si permetteva?
Finalmente volse gli occhi (Castani, non argentei! Castani!) verso di lei, e la fece ripiombare in mille dubbi, lasciandola sospesa tra speranza e disillusione, come una funambola che cammina sopra il baratro. Perché quegli occhi, benché di colore diverso, le rivolsero uno sguardo curioso e confuso, come quello che l'Owl le aveva lanciato quando l'aveva vista entrare in quella cripta.
La ragazza chiuse gli occhi, come se stesse cercando di ricordare qualcosa.
La strega avrebbe voluto urlare. Non poteva essere lei! O sì? La rabbia cancellava i dubbi con una frustata, ma i ricordi tornavano a depositarsi pigri e sinuosi come la nebbia davanti ai suoi occhi, e lei tornava a chiedersi se fosse tutto solo uno scherzo della notte del Solstizio, o se dietro quella bruma bianco latte ci fosse davvero la Reatha che aveva visto morire, con il sorriso sulle labbra. Osservava ancora la ragazza che aveva davanti, lì, ferma, con gli occhi chiusi, e la riprendeva la rabbia.
In qualche modo, si sentiva irritata da questo atteggiamento. Perché si comportava come se cercasse di ricordare qualcosa, come per colpa di un'amnesia? Lei sapeva quanto potessero essere dolorose le memorie, lei, che ci lottava ogni giorno da più di ottant'anni! Ricordare, a volte, era doloroso quanto non avere alcun ricordo.
La ragazza riaprì gli occhi, e sembrò ancora più spaesata di prima. Ancora, lo sguardo che le rivolse ebbe l'effetto di frastornarla, al punto che la strega barcollò.
Quello sguardo...
Chi sei? CHI SEI?! avrebbe voluto ripetere urlando la strega, senza alcuna pietà stavolta.
CITAZIONE
Io..io

mormorò la creatura, la voce insicura, come un uccellino appena uscito dal nido. Chissà perché, Chiyo fu scossa da un brivido. Voleva sapere CHI fosse quella ragazza, ma allo stesso tempo aveva paura della risposta. Intuiva già cosa avrebbe detto, ma non voleva ascoltarlo.
CITAZIONE
Io sono Alba.

Adesso stava per urlare sul serio. Stava per lanciarsi su di lei, gridando a squarciagola con tutta la sua rabbia "Bugiarda! Lei è morta! Tu non sei lei!", voleva graffiarla, picchiarla fino a gettarla a terra, e quando sarebbe stata riversa sull'erba avrebbe continuato a picchiarla finché quella visione terribile non fosse sparita.
Invece rimase ferma sul posto, l'unico movimento visibile era il tremore di tutto il suo corpo. Tremava come se avesse un freddo tremendo, o come se si stesse per spezzare da un momento all'altro. La fissava con gli occhi spalancati, la fronte aggrottata, ed era impallidita, come se in effetti si trovasse di fronte a un fantasma.
Di tutta la rabbia, gli insulti, il dolore che voleva gridare non uscì che una sola sillaba, lasciata sospesa sulla nebbia bianca:
-Tu...!-
La nebbia che le avvolgeva non faceva scorgere null'altro, e pervadeva la foresta di silenzio, rotto solamente da quell'unica parola.
 
Top
» Morning*Star
view post Posted on 2/4/2013, 17:16




C'era qualcosa nella voce della bambina, e nella sua espressione, che le fece capire che davvero la conosceva. Purtroppo, non poteva dire lo stesso. Sapeva di conoscerla, ma non riusciva a ricordare chi fosse, non poteva ricordarlo, non apparteneva a lei, ma ai ricordi della Colomba Nera.
Spesso odiava la sua vecchia lei. Le creava continuamente problemi e malintesi, i flashback che ogni tanto le invadevano la mente le facevano venire il mal di testa e non riusciva mai a ricordare più che pochi episodi sporadici.
A volte avrebbe voluto essere solo Alba la Fenice senza legami con il passato e senza responsabilità ma sapeva bene che ciò non era possibile, nè ora nè mai.
Guardò la bambina con compassione, sembrava disperata e avrebbe voluto davvero aiutarla, ma non poteva in alcun modo, o almeno, questo era quello che pensava.
Raccolse la borsa per prendere tempo, sperando che la neve non vi fosse entrata, perché ciò che era contenuto al suo interno era molto prezioso.
Mi dispiace piccola, ma non so chi tu sia.
Si sentiva vagamente in colpa, in qualche modo, anche se sapeva di non averne motivo. Le sorrise dolcemente.
Io non so chi tu sia, davvero.
Un falco volò nel cielo, poco sopra le loro teste. Non era sicura che si potesse scorgere la sua figura con tutta quella nebbia, ma ne percepì chiaramente la presenza.
Poi, d'un tratto, successe qualcosa che lei non si sarebbe mai aspettata. La borsa cadde nuovamente a terra. Ma nessuno ce l'aveva buttata, come se un fantasma l'avesse strappata dal braccio di Alba, o il vento l'avesse spinta via. Cadde per terra e si aprì.
Una vecchia reflex rotolò fuori, cadendo nella neve fresca e candida, bagnandosi. Ad Alba si strinse il cuore: avrebbe dovuto controllare che non fosse danneggiata, ma era quasi sicura che avrebbe perso le foto di quel giorno.
In ogni caso, fu altro a stupire la Fenice. La macchina fotografica non era l'unica cosa rotolata fuori dalla borsa. Per terra giacevano alcune piume sfavillanti. Erano circa una decina, alcune rosse, altre oro e sembravano dotate di luce propria. Luccicavano nella nebbia illuminando debolmente una porzione di neve.
Dei strani simboli vi erano stati scritti sopra con un particolare inchiostro, di color nero. Erano i sigilli dell'Astris Sanctum.
Il vento le spinse via. Si sollevarono da terra di alcune spanne, per poi volare in direzione della piccola strega e vorticarle velocemente intorno. Come dotate di vita propria, ritornarono tra le mani della proprietaria, che le afferrò con sicurezza.
Si era personalmente strappata le piume dalle ali per fabbricare quei sigilli, erano molto più sicuri e personali della semplice pergamena e soprattutto molto preziosi. Controllò fugacemente di non averne perse e si voltò nuovamente verso la ragazza con sorpresa dipinta sul volto.
Forse Chiyo non aveva capito il significato di quell'avvenimento, ma Alba sì.
Tu..tu sei l'arcistrega!
Il Semair le aveva detto di proteggere l'arcistrega, e ora le aveva fatte incontrare.
 
Top
view post Posted on 3/4/2013, 23:38
Avatar

Member

Group:
Streghe & Stregoni
Posts:
728
Location:
~ Sono cittadina del mondo. ~

Status:


CITAZIONE
Mi dispiace piccola, ma non so chi tu sia.

Queste parole furono, se possibile, ancora peggio delle precedenti. Fissando quello sguardo carico di compassione, Chiyo si sentì sprofondare. Cosa si aspettava? In realtà, in realtà aveva sperato con tutto il cuore in un miracolo, aveva sperato di vedere i propri dubbi cancellati da una risposta chiara e semplice come quella frase di poco prima, quella semplice confessione di un nome, DEL nome, e si odiò per questo. Non sapeva ormai da tempo che non bastano le memorie a riportare in vita qualcuno? Aveva già attraversato l'esperienza di rivedere una persona morta in una viva e vicina, scambiando la sirena Dawn per la sua vecchia amica Sen; stava forse cercando inconsciamente di fare lo stesso con quella "nuova" Alba?
No, Alba è morta!, si ripeté, di nuovo, con rabbia. Gli angolini degli occhi si incendiarono di lacrime bollenti, a stento trattenute. Sì, rabbia, rabbia tremenda e cocente! Perché, per quanto Chiyo si ripetesse che Alba era morta, non poteva soffocare il suo desiderio di rivederla, lei, con cui aveva condiviso uno scorcio d'anima! E quella ragazza, quella sosia imperfetta della Colomba Nera, con che coraggio negava pace ai suoi strazianti ricordi?
CITAZIONE
Io non so chi tu sia, davvero.

Quel sorriso materno, quanto avrebbe voluto strapparglielo dal volto con le unghie! Ma più si accaniva in pensieri violenti, più si rendeva conto che a far male davvero era l'idea di non essere stata riconosciuta a sua volta.
No, non "riconosciuta", basta! Quella non è Alba!
Cercò senza successo di ricomporsi, di imporsi quest'idea, di accettare il fatto di aver evidentemente sbagliato persona. Ma non ce la faceva. Né a livello psicologico, dato che la sua mente, disfatta da quella visione, non era in grado di districarsi dal nodo di disillusione e desiderio che la stringeva, né a livello sensitivo, perché, come Strega, percepiva che qualcosa di strano era all'opera in quella nebbia, e che quell'incontro non poteva essere casuale.
Così rimase bloccata sul posto, fremente di rabbia repressa, gli occhi lucidi di lacrime disperate e un urlo impigliato in gola, incurante di quanto la circondava. Il paesaggio attorno, con quegli alberi antichi e misteriosi che l'aveva inizialmente attirata, la lasciava ora indifferente, come se facesse parte di un quadro appeso a una parete lontana; era a malapena cosciente del fatto che la ragazza avesse raccolto la borsa e che avesse l'aria di volersene andare... Dalla borsa caddero dei frammenti di neve... Neve...Inverno...
Era solo il solstizio, ma già sui monti era scesa la neve, cosa di cui non si era accorta prima per via della nebbia, che ora si era spostata senza apparente spiegazione, circondando le due figure come un muro bianco latte; anche ora, tuttavia, con la mente era così parca di parole e così sopraffatta dalle emozioni, la sua parte razionale non poté esprimere nulla più di una constatazione fredda allo strato più marginale della sua coscienza. Chiyo si limitò a fissare quei chicchi di neve che gocciolavano sul terreno, senza riuscire a dire o fare nulla.
Poi, all'improvviso, la borsa che aveva in quell'attimo catturato il suo sguardo cadde, come se qualcuno l'avesse strappata via dalle mani della proprietaria, e si aprì, rovesciando sull'erba umida di ghiaccio una vecchia macchina fotografica e delle scintillanti piume, rosse e dorate, luccicanti come il fuoco di un caminetto.
Una macchina fotografica? E piume?
La strega si accigliò dallo stupore, dimenticando per un attimo rabbia e tristezza. Stava succedendo qualcosa di strano, era il suo istinto di Strega a gridarglielo, riscuotendola dalla sua immobilità, ma prima che potesse elaborare supposizioni sensate, le piume si scagliarono contro di lei. Si paralizzò di nuovo, stavolta per lo sconcerto, mentre le piume le danzavano intorno. Terminata la loro singolare danza, volarono nelle mani tese della ragazza, che ora osservava Chiyo con rinnovata sorpresa.
CITAZIONE
Tu..tu sei l'arcistrega!

esalò.
Al sentir nominare il suo titolo, la Strega trasse dalla cintura il suo falcetto d'argento in un gesto istintivo e si fece subito all'erta, ma si accorse di una cosa: era vero, era l'Arcistrega adesso, non era Chiyo. Era Siorai la persona che era stata attirata dal vento in quella foresta, era Siorai che osservava quell'immagine di Alba, perché ora, circondata dalla bruma, non c'era spazio per i raggi di sole che avrebbero altrimenti acceso Chiyo. Era come sull'aereo che l'aveva portata in Irlanda, attraverso densi e spessi banchi di nuvole, verso il suo compito di Arcistrega, come desiderato dal Seamair: c'era spazio solo per Siorai, e per le sue memorie, in quel solstizio. E in quel momento le fu chiaro che doveva esserci qualcuno, di nuovo, a tirare le fila del destino dietro alla cortina di nebbia.
Ma che ci faceva una ragazza identica alla Colomba Nera dispersa in mezzo alla nebbia sulle Maumturk Mountains, con appresso una reflex? Il sospetto che il Messo si stesse di nuovo prendendo gioco di lei la assalì.
-Sono io.- disse stringendo gli occhi circospetta. Puntò il falcetto contro la ragazza per tenerla a distanza. Anche se aveva appena sussurrato, era certa che, in quel silenzio tombale, l'altra avrebbe udito le sue parole.
-Come lo sai?-
 
Top
5 replies since 19/12/2011, 23:19   82 views
  Share