| Il locale era affollato come ogni sabato ma per me quella serata era speciale. Dietro alle quinte, sbirciavo il locale in penombra, i clienti seduti ai tavolini o sui morbidi divanetti rossi o semplicemente in piedi, intenti a sorseggiare un drink tra una chiacchiera e l’altra. Ero già pronta per il mio spettacolo da tre quarti d’ora e il cuore mi batteva sempre più forte, di minuto in minuto. Gisel,l’altra danzatrice attendeva insieme a me il nostro turno. Saremmo andate in scena insieme, in un burlesque molto comico,ironico,non volgare ma soprattutto divertente poichè quello era il tema della serata: “Entertainment” Il DJ che per l’occasione si era trasformato in un presentatore elegantissimo, vestito di tutto punto, con tuba e guanti bianchi ma trucco nero sugli occhi era già salito sul palco. Tra una battuta e l’altra, stava presentando il prossimo show, il nostro. Lasciò il palcoscenico, le luci si spensero, la prima battuta di tromba cominciò. Gisel, cantando con voce suadente, entrò per prima, lentamente, il vestito rosso,lungo e attillato, brillava come se fosse cosparso si diamanti sotto l’unico riflettore che seguiva ogni suo spostamento. “Let me entrain you…” Era giunto il mio momento, il cuore fece l’ultimo balzo per poi tornare al suo posto e cominciai: “Let me make you smile…” Entrai in scena, lentamente, I fianchi ondeggianti erano risaltati dall’abito lungo, bianco e altrettanto attillato e brillantinato come quello della mia compagna. Le spalle seguivano l’andamento del bacino e morbidamente protesi le braccia dal mio petto, verso il pubblico,per poi richiamarle lentamente alle labbra, in modo da seguire il testo della canzone. Raggiunsi Gisel al centro e insieme continuammo a cantare camminare l’una di fronte all’altra invertendoci di posto “Let me entertain you…let me make you smile…” Il ritmo cambiò diventando più veloce il tono di voce più alto e allegro e incalzante “If you are really good, I will make you feel good, I want your spirit to clouds. Let me entertain you, And I will have a really good time” Per il momento la prima parte dello spettacolo stava andando perfettamente, i tacchi non mi stavano creando problemi, e soprattutto non ero ancora inciampata nel vestito nonostante alternassi passi veloci a quelli lenti e a piccole giravolte, certo qualche volta mi prendevo il vestito con lo spacco a metà coscia con le mani guantate e me lo tiravo un po’ su per facilitarmi i movimenti, ma era anche fatto apposta per far vedere il pizzo delle calze. Era arrivata l’ultima battuta, quella in cui dovevo sfilarmi il guanto, che per fortuna decise di non impigliarsi e arrotolarsi. “Yes sir” La prima canzone, quella introduttiva e più tradizionale era conclusa. Era arrivato il momento più compleso, quello dello “Scatch” vero e proprio, la parte più comica. Vedendo che la prima parte era andata bene, mi ero tranquillizzata un po’, non avevo paura di sbagliare, i passi erano molto semplici,e trattandosi di una scenetta c’erano parti danzate alternate a quelle un po’ più recitate,con movimenti ed espressioni enfatizzati, proprio per sottolineare l’ironia e la comicità. Sulla scena c’era un semplice tavolino e una sola sedia e un bicchiere di Shampagne. Ma le danzatrici che si dovevano rilassare erano due. La scenetta si concentrava sul nostro battibecco silenzioso e su piccoli scherzetti capricciosi. Avevamo scelto la musica classica,la Danza Russa dello Schiaccianoci di Tchaikovsky e il tritsch- Tratsch polka di Strauss II. All’inizio sembrava che Gisel avesse la meglio su di me e infatti alla fine ottenne la sedia contesa, ma io con aria da furbetta avevo avuto un’idea migliore: mentre lei si gustava il successo sventolandosi con il ventaglio piumato, io le lanciai uno sguardo di sfida. Scesi dal palco, camminai tra i tavoli, in direzione del bancone li vicino. Il riflettore mi seguiva. Arrivata al bar, con le spalle al palco,alzai le braccia per poi posarle delicatamente sul bancone. “E…un,due,tre,quattro, cinque,sei,sette e oplà”Contavo a mente la veloce sequenza della polka: “incrocio,incrocio, braccia in alto, mi giro indietro,guardo Gisel,liguaccia, sculettata,sculettata,slancio la gamba,la appoggio sul bancone e ci salto su,seduta.” Chiamai il cameriere con un gesto e mi portò il mio bicchiere su un vassoio,e gli feci l’occhiolino. Ora era Gisel l’invidiosa. All’inizio fece finta di niente ma poi quando vide che potevo ricevere più attenzioni. Si alzò in piedi, e si preparò per il controattacco: in un movimento si staccò la lunga gonna (il vestito era in realtà un due pezzi, fatto apposta per lo streap, come il mio, ovviamente). Mi venne in contro, io mi alzai in piedi sul bancone,e lei mi imitò e in “litigio danzato” strappò via anche la mia gonna. Cercai di coprirmi con il mio ventaglio facendo finta di essere offesa e imbarazzata. Ma questo sentimento durò poco perché mi venne un’altra idea: offrii a Gisel il mio calice e ne presi un altro per me. Poi scesi dal bancone e a braccetto con Gisel tornammo sul palco per l’ultimo stacchetto coordinato. Le due contendenti avevano fatto pace, insieme si divertirono e alzarono i loro calici, schizzandosi un poco. Lo spettacolo terminò, io seduta a gambe accavallate sul tavolino e lei sulla sedia. Era finita ed era andato tutto bene ma soprattutto mi ero divertita.
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